Come in ogni processo (qui di tipo sportivo) bisogna cogliere in "castagna" l'atleta e Marion Jones, dopo CJ Hunter e Tim Montgomery non poteva sfuggire, tutti lo sapevamo, ma serviva una prova certa "al di là di ogni ragionevole dubbio".
Senza questo non si poteva incriminare la velocista USA, qualsiasi avvocato l'avrebbe fatta riammettere con tutti i danni morali del caso.
Ahimé la storia parla in negativo in tanti casi, in primis Florence Griffith (record mondiale 100 e 200 mt. piani al femminile) sulla quale sono sempre aleggiati sospetti, morta "misteriosamente" durante una gravidanza a 38 anni.
un conto sono i sospetti, un conto sono le prove certe e finché ci saranno atleti che mettono il successo sopra ogni logica di vita sarà dura, la ricerca del baro è sempre in vantaggio sull'antidoping (che poi si faccia un totale disastro a livello di antidoping è un altro discorso).
Se gli stessi atleti corretti non si ribellano con fatti concreti sarà pressoché impossibile battere questi modi di fare, ed è l'amara verità.
Kelly White ha avuto il coraggio nel "caso Balco" di rinunciare a medaglie olimpiche per riavere la salute, la propria dignità di vita, ma non tutte, dopo aver sbagliato hanno questa forza e questo coraggio, gli interessi (come sempre) la fanno da padrone.
Mai come nel doping abbiamo bisogno che gli stessi atleti diano un vero esempio di cultura sportiva, senza questo non si va avanti.